Cercatore di funghi. Foto di Adolfo Arranz
Aveva l’aspetto di un panda quella nuvola impaurita che mi è passata a fianco. Un albero, involontariamente, la stava tagliando in due. Qualcosa di strano nell’aria di quel giorno mi aveva spinto a partire da solo.
Da solo con le mie sensazioni, i miei pensieri, le mie paure; le mie aspirazioni.
Anche il vecchio cesto l’aveva capito e si stringeva a fare tutto con me.
La ricerca di funghi, quel giorno, sarebbe stata sicuramente diversa da tutte le altre!
La brezza mattutina disegnava i profili delle nuvole, mentre il sole accarezzava il collo alla montagna ed io, novello Livingston, mi allontanavo dallo stormo.
Man mano che salivo mi abbandonavano le piccole storie umane. Si allontanavano le liti, i pettegolezzi, i problemi di ogni giorno.
La fretta, i debiti, i crediti, perfino le piccole gioie e le grandi delusioni.
Non che dimenticassi, vivevo la realtà sotto un’altra luce.
Mentre si allargava l’orizzonte reale, mi si allargavano gli orizzonti del pensiero e incominciavo a dare il giusto valore alle cose: capivo cosa veramente significasse libertà.
Non ero più solo! Gli altri non lo sapevano ancora.
Desiderai che le gambe che mi sostenevano raggiungessero i confini dell’universo e che il legno rassicurante del mio bastone mi portasse sempre più in alto.
Desiderai e lo desidero ancora.
Combattei a lungo con le leggi della fisica e alla fine, stremato ma non vinto, decisi di tornare nello stormo.
Il mio cesto non era pieno di funghi ma molto più ricca era la mia mente e le mie gambe stremate ringraziavano l’Aspromonte che, ancora una volta, non mi aveva lasciato a mani vuote.
Leggendo questi versi emerge la tua vena filosofica, il tuo spirito libero ed indomito che da sempre ti caratterizzano.
Complimenti!
Anche se sono abituato a leggerli, i tuoi scritti, anzi i tuoi voli…, mi emozionano sempre. Bravo
Davvero bella…complimenti